Il successo di un “campioncino”. Come è nato il filtro in bustina:
L’ipotesi più accreditata attribuisce al newyorkese Thomas Sullivan l’invenzione dei filtri in bustina.
Nel 1908 questo commerciante di tè decise di inviare ai suoi clienti dei campioni gratuiti dei suoi prodotti confezionati in piccoli sacchetti di seta. I clienti invece di aprire le bustine per svuotarne il contenuto le infilarono direttamente nelle loro teiere e, entusiasti del nuovo “packaging”, iniziarono ad ordinali. Ecco nata la bustina di tè.
Pratico! Ma cosa c’è nel filtro in bustina?
La maggior parte dei filtri in bustine presenti in commercio vengono riempiti con parti di pianta (foglie, radici, fiori…) molto frantumate, quasi polverizzate. Il processo di frantumazione, come già detto nella prima parte dell’articolo, rende la pianta poco riconoscibile e la espone ad un maggior contatto con l’aria, cosa che porta alla perdita di sostanze funzionali che caratterizzano le diverse piante sia per gusto che per attività.
Prendiamo ad esempio le foglie del tè. Nella foto potete osservare le differenti caratteristiche per dimensione e forma di 3 tipi di tè (Camellia sinensis): Tè bianco PAI MU TAN, tè verde GUNPOWDER, e tè nero CEYLON.
Non potete sentire le differenze olfattive, ma fidatevi potremmo ad occhi chiusi riconoscerle a naso!
Rapido! Ma cosa va a finire nella tazza?
Dobbiamo considerare che in ogni singola droga sono presenti centinaia di sostanze e che ognuna di queste si comporta in maniera diversa durante un processo estrattivo. Quando prepariamo un infuso, che come abbiamo visto è una vera e propria estrazione, diamo inizio ad una serie di fenomeni chimico-fisici che permettono il passaggio delle sostanze dai tessuti della pianta all’acqua: l’arte dell’infusione sta proprio nel trovare il giusto compromesso per arrivare alla giusta armonia tra i vari composti.
La bustina contenente parti di pianta frantumate/polverizzate, per via di una maggiore superficie di contatto con l’acqua, permette da una parte un’estrazione delle sostanze più rapida ma dall’altra meno controllata!
Prendiamo ad esempio ancora una volta le foglie del tè ricche di tantissimi composti, tra cui metil xantine (teina, teobromina, teofillina..), polifenoli (catechine, tannini..), amminoacidi (teanina), sostanze volatili. Il tè è, come sappiamo, anche caratterizzato da molteplici varietà, metodi di lavorazione e di preparazione, che data la vastità dell’argomento non approfondiremo in questo articolo, in cui ci concentreremo sugli aspetti legati al processo estrattivo che avviene nella preparazione.
Quando mettiamo a contatto con l’acqua le foglie INTERE del tè, nei primi 2 minuti di infusione passano in soluzione le metil xantine, la classe di composti in cui rientrano le sostanze eccitanti come la teina (o caffeina, sono la stessa cosa) o la teofillina ad azione diuretica. Dopo i primi minuti si aggiungono differenti polifenoli ad attivita antiossidante, tra cui le famose catechine (EGCG, ECG), note per le loro proprietà salutari. Infine, con una estrazione prolungata, aumenta la presenza dei tannini (sempre della famiglia dei polifenoli) dal sapore e dall’attivita astringente, capaci di formare legami chimici con le metil xantine (come la teina), modificandone così la struttura e attenuandone l’effetto stimolante. I tannini si sentono anche al gusto, e il sapore del tè diventa più amaro!
A cambiare è chiaramente non solo il sapore (più amaro ed astringente nella lunga estrazione) ma anche la composizione e l’attività. Se vogliamo farci una bella tazza di tè per affrontate una lunga giornata e rimanere svegli, ma lasciamo in infusione ben oltre i 5 minuti, con molta probabilità ci addormenteremo un po’ costipati per via dell’attività astringente dei tannini. Ottimo in caso di diarrea, ovviamente!
Nel momento in cui usiamo un tè in bustina tutto questo affascinante discorso sui tempi di estrazione tende a perdere di importanza! Il motivo risiede, come già detto, principalmente nel fatto che la consistenza frantumata del tè in bustina aumenta la superficie di contatto con l’acqua, facendo si che tutte le sostanze passino precipitosamente in soluzione, oltre a rendere più rapido il tempo di ossidazione delle sostanze benefiche del tè, come le catechine, durante il periodo di conservazione.
Senza contare che difficilmente troveremo specificato sulle confezioni quale tipo di tè verde o nero stiamo assumendo, motivo per cui tante persone tendono a credere che di té ne esistano solo due tipi, verde o nero! Mentre ne esistono tante varietà e questa superficialità, data dalla nostra poca cultura del tè, la potremmo paragonare a quella che avrebbe qualcuno poco avvezzo al buon vino nell’affermare che esistano solo due tipi di vino, bianco e rosso!
FILTRI CE NE SONO PER TUTTI I GUSTI, MA ATTENZIONE AI FILTRI IN NYLON
Noi continuiamo a preferire l’infusione libera da bustine o palline; crediamo che una maggiore libertà di movimento delle piante nell’acqua favorisca il processo estrattivo. Quindi preferiamo filtrare ad infusione terminata utilizzando filtri in acciao inox, ceramica, porcellana o bamboo. Detto ciò non siamo del tutto contrarie ai filtri in bustine purché siano FILTRI 100% VEGETALI e RIEMPIBILI con le PIANTE INTERE e NON con la polvere!
FTALATI, MICRO E NANOPARTICELLE
A causa della crescente attenzione verso l’impatto sull’ambiente e sulla salute di plastica e packaging alimentari, oggi è possibile trovare diverse notizie anche sulla sicurezza nell’uso di filtri per tè e tisane, e come sappiamo da diversi articoli ed indagini pubblicate su riviste e media, quelli in plastica rilasciano nella bevanda una serie di sostanze chimiche indesiderate.
Portiamo ad esempio un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Science and Technology, che trovate citato da diverse testate, in cui si descrivono i risultati di una ricerca condotta da un’università canadese, in cui è stata rilevata la presenza di miliardi di microparticelle di plastica in bevande ottenute da infusione di tè in filtri di plastica (in nylon e polietilene tereftalato) di alcuni marchi presenti in commercio.
Le conseguenze sulla salute dell’uomo sono al momento sconosciute. La ricerca citata ha osservato gli effetti della presenza di queste nanoparticelle su una specie di piccoli insetti acquatici, risultate misurabili sia a livello comportamentale che dal punto di vista dello sviluppo.
Più noti sono gli ftalati, anch’essi dispersi nell’acqua bollente dalle bustine di tè e infusi, di cui è ormai riconosciuta la tossicità anche sull’uomo.
Inoltre non possiamo non pensare all’impatto della plastica, e delle microparticelle che rilascia, non solo su di noi, ma anche sull’ambiente nel suo complesso!
Insomma, dal momento che stiamo parlando di una “tecnologia” di cui tutto sommato possiamo fare a meno, se non ci riuscite il nostro motto è PIGRI OK, MA ALMENO ECOPIGRI!
Esistono in commercio filtri 100% vegetali, di carta, in cotone, sia riempibili, con le miscele sfuse (ce li abbiamo anche noi!), che già confezionati.
A voi la vostra scelta!