Le protezioni solari ci aiutano, insieme ad un’esposizione al sole consapevole, a proteggere la nostra pelle dalle radiazioni ultraviolette, MA ATTENZIONE alle sostanze dannose per noi e per l’ambiente presenti in molte creme solari!
RADIAZIONI ULTRAVIOLETTE
I raggi UV si suddividono in 3:
UV-C, sono i più pericolosi, ma fortunatamente vengono assorbiti totalmente dall’atmosfera terreste;
UV-A raggiungono la terra, penetrano nella nostra pelle in profondità fino al derma e alterano collagene, elastina e capillari, sono la causa dell’invecchiamento precoce della cute e possono contribuire allo sviluppo di tumori della pelle;
UV-B raggiungono la superficie terrestre in misura minore rispetto ai raggi UVA e colpiscono solo lo strato più superficiale della pelle, l’epidermide, sono i responsabili di scottature, eritemi e di altre malattie della pelle.
LE CREME SOLARI AGISCONO TRAMITE FILTRI DI TIPO CHIMICO O FISICO
I FILTRI FISICI (o filtri minerali) sono sostanze minerali che riflettono le frequenze UVA e UVB, grazie alla loro opacità, oppongono un vero e proprio schermo alle radiazioni. La loro azione è paragonabile a quello di uno specchio. Sono ingredienti naturali. I più utilizzati sono l’ossido di zinco e il biossido di titanio.
Forniscono un alto livello di protezione solare senza effetti nocivi per la salute e per l’ambiente.
IMPORTANTE NON UTILIZZARE le formulazioni in polvere o spray contenenti biossido di titanio perché potenzialmente cancerogeno SE INALATO.
I FILTRI CHIMICI o filtri organici sono sostanze di sintesi, assorbono in modo selettivo le radiazioni UVA e UVB, le scompongono e rilasciano l’energia prodotta sotto forma di calore.
I filtri solari chimici sono potenzialmente dannosi per la nostra salute e per l’ambiente!
Diversi studi hanno infatti evidenziato che alcuni ingredienti utilizzati nella formulazione di creme solari potrebbero essere pericolosi poiché in grado di essere assorbiti dall’organismo.
Tra le sostanze sotto osservazione e preferibilmente da evitare: l’avobenzone, l’oxybenzone, l’ecamsule e l’octocrylene.
Per approfondire vai a “GLI ULTIMI STUDI”
Ossibenzone o Oxybenzone (NOME INCI: Benzophenone3)
Avobenzone (NOME INCI: Butyl methoxy dibenzoylmethane)
omosalato (NOME INCI: Homosalate)
octinoxate (Ethylhexyl methoxycinnamate, NOME INCI: octinoxate)
octisalate (NOME INCI:ETHYLHEXYL SALICYLATE )
octocrilene (NOME INCI: octocrylene)
CONSIGLI PER UNA CORRETTA ESPOSIZIONE AI RAGGI SOLARI
– Evitare prolungate esposizioni al sole nelle ore più calde, dalle 11 alle 16
– Scegliere il fattore di protezione adeguato al proprio tipo di pelle
– Applicare sempre una protezione solare anche quando si sta all’ombra
– Ripetere l’applicazione ogni 2 ore e dopo i bagni
– Prima di esporsi ai raggi solari non utilizzare prodotti fotosensibilizzanti, come profumi, alcuni farmaci, cosmetici e anticoncezionali.
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GLI ULTIMI STUDI
Di seguito riportiamo parti dell’interessante e indipendente indagine dell’ Environmental Working Group sui filtri solari maggiomente utilizzati negli Stati uniti. Molto utile da leggere prima dell’acquisto di una crema solare perchè le sostanze sotto osservazione, anche se con limiti di concentrazione ammessi differenti, sono presenti in molte creme in vendita nella comunità europea.
Per leggere interamente l’indagine EWG andate qui:
https://www.ewg.org/sunscreen/report/the-trouble-with-sunscreen-chemicals/
Nell’ultimo anno, la Commissione europea ha pubblicato pareri preliminari sulla sicurezza di tre filtri organci UV: ossibenzone, omosalato e octocrilene. È stato riscontrato che i livelli attualmente presenti nelle creme solari di due di essi non possono considerarsi sicuri ed è stata proposta una limitazione della concentrazione al 2,2% per l’ossibenzone e all’1,4% per l’omosalato.
Secondo gli studi pubblicati dalla FDA, gli ingredienti ossibenzone, octinoxate, octisalate, octocrilene, omosalate e avobenzone sono assorbiti nell’organismo già dopo un solo utilizzo (Matta 2019, Matta 2020) e possono essere rilevati sulla pelle e nel sangue anche nelle settimane successive (Matta 2020).
Studi precedenti hanno rilevato la presenza di molti ingredienti per la protezione solare nel latte materno e nei campioni di urina (Schlumpf 2008, Schlumpf 2010).
Inoltre l’utilizzo di protezioni solari spray o da applicare sulle labbra espone al rischio di inalazione ed ingestione di sostanze, per cui è necessario accertarsi che gli ingredienti utlilizzati non siano dannosi per i polmoni o per gli organi interni.
Questa costante esposizione ai prodotti chimici per la protezione solare solleva preoccupazioni, poichè per la maggior parte degli ingredienti non sono disponibili dati di sicurezza sufficienti. Destano ancora più preoccupazioni ingredienti come l’ossibenzone, che sono stati connessi ad alterazioni ormonali da numerosi studi.
FILTRI CHIMICI
1) Ossibenzone
Secondo una ricerca scientifica disponibile al pubblico, il principio attivo più preoccupante è l’ossibenzone. Questa sostanza viene assorbita attraverso la pelle (Matta 2019, Matta 2020) e i Center for Disease Control and Prevention ne hanno trovato traccia in quasi tutti gli americani, con livelli più alti in coloro che riferiscono l’utilizzo di protezioni solari (Zamoiski 2016). Diversi studi hanno riportato che può provocare reazioni allergiche cutanee (Rodriguez 2006), che si comporta come un interferente endocrino (Krause 2012, Ghazipura 2017) ed che è potenzialmente più pericoloso per i bambini (FDA 2019).
In una valutazione dei dati di esposizione raccolti dal CDC sui giovani americani, è stato riscontrato che i ragazzi adolescenti con misurazioni di ossibenzone più elevate presentavano livelli di testosterone totale significativamente più bassi (Scinicariello 2016). Altri tre studi hanno riportato associazioni statisticamente significative tra l’esposizione all’ossibenzone durante la gravidanza e gli esiti del parto. Uno ha riportato una gravidanza più breve nelle donne incinta di bambini di sesso maschile, gli altri due hanno riportato pesi alla nascita più elevati per i neonati maschi e inferiori per le femmine (Ghazipura 2017).
L’esposizione femminile all’ossibenzone e alle sostanze chimiche correlate è stata collegata a un aumento del rischio di endometriosi (Kunisue 2012).
Recentemente, la Commissione europea ha rilevato che gli attuali livelli di esposizione umana all’ossibenzone non sono sicuri ed ha proposto una restrizione della sua concentrazione al 2,2% (SCCS 2020), mentre negli USA la quantità limitata consentita è fino al 6%.
Diversi paesi vietano la vendita di creme solari contenenti questo ingrediente anche per i potenziali danni che potrebbe causare alla vita acquatica.
EWG raccomanda ai consumatori di evitare creme solari con ossibenzone.
2) Octinoxate (ottil metossicinnamato)
L’Octinoxate è un filtro UV organico. L’assorbimento cutaneo è immediato e prosegue dopo l’applicazione della crema solare. È stato trovato nel sangue a concentrazioni fino a 16 volte al di sopra della soglia di sicurezza proposta dalla FDA (Matta 2019, 2020). Studi su animali hanno dimostrato che ha effetti ormonali e influenza la produzione di ormoni tiroidei (Seidlova-Wuttke 2006), con alcuni dati anche per altri bersagli endocrini, legati a processi di segnalazione mediati da androgeni e progesterone (Krause 2012). L’octinoxate può anche causare reazioni allergiche dopo l’esposizione alla luce ultravioletta (Rodriguez 2006).
Diversi paesi vietano la vendita di creme solari a base di octinoxate, a causa dei potenziali pericoli per la vita acquatica.
3) Omosalato
L’Omosalate è un filtro UV organico ampiamente utilizzato nelle creme solari statunitensi. La FDA ha affermato che non ci sono dati sufficienti per valutare se sia un ingrediente sicuro ed efficace da usare nella produzione delle creme solari. È stato rilevato che l’omosalato penetra nella pelle, è un interferente ormonale e produce sottoprodotti metabolici derivati dalla sua degradazione tossici nel tempo (Krause 2012, Sarveiya 2004, SCCNFP 2006, Matta 2020).
A causa delle preoccupazioni per le potenziali interferenze endocrine, un recente parere della Commissione Europea ha affermato che l’omosalato non è sicuro da usare a concentrazioni del 10% e ne raccomanda una concentrazione massima dell’1,4% (SCCS 2020). La FDA consente ai produttori di creme solari statunitensi di utilizzarlo in concentrazioni fino al 15%.
4) Octisalate
L’Octisalate, un filtro UV organico, viene assorbito nella pelle ed è stato rintracciato a livelli 10 volte superiori a 0,5 nanogrammi per millitro, valore limite indicato dalla FDA per l’esposizione sistemica ad una sostanza prima che vi siano potenziali problemi di sicurezza. La FDA ha quindi richiesto ulteriori test di sicurezza per le concentrazioni dell’octisalate rilevate nelle creme solari (Walters 1997, Matta 2020).
L’aggiornamento 2019 proposto dalla FDA indica che non ci sono dati sufficienti per determinare se l’ottisalato possa essere classificato come sicuro ed efficace come ingrediente per le creme solari (FDA 2019). Un caso clinico ha mostrato che è stato collegato a fenomeni di dermatite allergica da contatto (Singh 2007). L’analisi dei test di screening ad alto rendimento da parte dell’Agenzia per la protezione ambientale suggerisce che l’octisalate può avere effetti endocrini, poiché capace di legarsi debolmente al recettore degli estrogeni.
5) Octocrylene
L’octocrylene viene assorbito attraverso la pelle a livelli circa 14 volte il valore limite indicato dalla FDA per l’esposizione sistemica ad una sostanza (Hayden 2005, Matta 2020). La FDA ha indicato anche per questa sostanza che i dati disponibili non sufficienti a determinare la sicurezza ed efficacia del suo utilizzo nelle creme solari (FDA 2019).
Gli studi hanno messo in luce che l’octocrylene causa allergie cutanee con frequenza relativamente alta (Bryden 2006). È stato connesso alla tossicità acquatica a causa dei danni che può potenzialmente arrecare ai coralli (Stein 2019) ed è spesso contaminato dal noto cancerogeno benzofenone. Secondo un recente studio, i suoi livelli possono aumentare quando viene accumulato (Downs 2021). La Commissione europea ha recentemente concluso che, sebbene vi fossero prove dei potenziali effetti endocrini dell’octocrylene, le concentrazioni fino al 10% correntemente in uso fossero da considerarsi sicure.
6) Avobenzone
L’avobenzone è un filtro organico ampiamente utilizzato che fornisce protezione dai raggi UVA ed è spesso utilizzato assieme ad altri principi attivi organici in prodotti che offrono una protezione ad ampio spettro.
Poiché l’avobenzone non è stabile, deve essere associato ad altri ingredienti stabilizzanti per evitare processi degradativi causati dall’esposizione solare. I prodotti della degradazione dell’avobenzone possono causare reazioni allergiche (Nash 2014). L’Avobenzone può interferire con il sistema endocrino e alcuni studi su linee cellulari hanno evidenziato che può bloccare gli effetti del testosterone (Klopcic 2017).
In uno studio l’Avobenzone è stato rilevato in campioni di siero a livelli nove volte superiori al cutoff della FDA per l’esposizione sistemica (Matta 2020).
FILTRI MINERALI – FISICI
Biossido di titanio e ossido di zinco
I filtri solari minerali sono realizzati con biossido di titanio e ossido di zinco, solitamente sottoforma di nanoparticelle. La FDA ha affermato che sia il biossido di titanio che l’ossido di zinco possono essere classificati come sicuri ed efficaci. Le prove suggeriscono che poche o nessuna particella di zinco o titanio penetrano nella pelle per raggiungere i tessuti viventi (Gulson, 2012, Sadrieh 2010).
Il biossido di titanio è classificato come possibile cancerogeno per l’uomo dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, a causa del potenziale di esposizione per inalazione. Per questo motivo, le formulazioni in polvere o spray contenenti biossido di titanio sono fonte di preoccupazione. Anche l’ossido di zinco comporta problemi se inalato attraverso prodotti spray e in polvere.
I filtri solari realizzati con principi attivi minerali, come l’ossido di zinco e il biossido di titanio, generalmente ottengono buoni risultati dalle valutazioni EWG, poichè forniscono un’ottima protezione solare con pochi rischi per la salute e non si degradano facilmente con l’esposizione solare.
Per creare filtri solari a base di minerali che siano facilmente utilizzabili ed efficaci, i produttori spesso inseriscono questi minerali in versione nanometrica – materiali misurati in nanometri o miliardesimi di metro – per migliorare la limpidezza e l’SPF delle creme. Sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere appieno fino a che punto le nanoparticelle possono danneggiare cellule ed organi se introdotte nell’organismo. Ma il gran numero di studi disponibili non ha prodotto evidenze sulla capacità delle nanoparticelle di ossido di zinco o biossido di titanio di attraversare la pelle in quantità significative.
Ad esempio, in uno studio in cui sono stati misurati i valori nel sangue di ossido di zinco in volontari umani che hanno applicato filtri solari minerali due volte al giorno per cinque giorni (Gulson 2012) è stata riscontrata una concentrazione di entrambe le forme di zinco rintracciate inferiore allo 0,01%.
Altri studi sponsorizzati dalla Food and Drug Administration e dall’Unione Europea hanno concluso che né le nanoparticelle di ossido di zinco né di biossido di titanio penetrano nella pelle (NanoDerm 2007, Sadrieh 2010). Uno studio condotto da ricercatori italiani allo scopo di valutare la potenziale capacità delle nanoparticelle di attraversare la pelle danneggiata non ha riscontrato evidenze in tal senso (Crosera 2015).
Tuttavia, può essere pericoloso inalare o ingerire nanoparticelle. I polmoni hanno difficoltà a eliminare piccole particelle, che possono così passare al flusso sanguigno. Una volta ingerite, le nanoparticelle, ad esempio dalle creme solari per le labbra, possono danneggiare il tratto gastrointestinale, sebbene non ci siano evidenze che suggeriscano che le quantità potenzialmente ingerite possano essere sufficienti per provocare tossicità.
La Food and Drug Administration propone ulteriori test di sicurezza per filtri solari in polvere o aerosol, allo scopo di garantire che non vengano rilasciate nanoparticelle o piccole particelle che potrebbero provocare danni ai polmoni (FDA 2019).
EWG sconsiglia vivamente l’uso di makeup in polvere o creme solari spray in cui siano presenti biossido di titanio o ossido di zinco, qualunque sia la dimensione delle particelle utilizzate.