FLORA URBANA – Censimento del verde del Parco Pier Paolo Pasolini
Oggi vi presentiamo un albero molto grazioso e “invadente” che fa molto discutere: Ailanthus altissima, chiamato comunemente Ailanto o albero del paradiso e ribattezzato da molte testate giornalistiche albero killer o albero dell’inferno. È presente nel nostro Parco e OVUNQUE!
Insieme alla Robinia svetta ai primi posti delle classifica delle piante “aliene” ovvero alloctone e cioè non originarie del luogo in cui si trovano, introdotte accidentalmente o deliberatamente in luoghi al di fuori del proprio habitat naturale e che costituiscono una minaccia per la vegetazione autoctona e per l’equilibrio degli ecosistemi.
Ma che colpa vogliamo dare all’albero?
L’Ailanto probabilmente se ne sarebbe rimasto volentieri a casa sua in Cina e nelle Molucche, dove tra l’altro è molto stimato e apprezzato nella medicina tradizionale cinese, piuttosto che stare qua a prendersi appellativi dispregiativi.
E’ sicuramente un albero che si è ben ambientato e che si diffonde molto velocemente, ma sostanzialmente cresce senza limiti nelle terre di nessuno, nelle aree metropolitane progettate e dimenticate dall’uomo come i siti industriali abbandonati, le strade dismesse, le discariche e in tutti i luoghi in cui la cura del verde è assente.
Foto del 1 ottobre 2020
NOME COMUNE: Ailanto, albero del paradiso
NOME SCIENTIFICO: Ailanthus altissima (Mill) Swingle
FAMIGLIA: Simaroubaceae
L’Ailanto è originario della Cina. Se ne diffuse la coltivazione in Italia soprattutto nella seconda metà dell’800, come sostituto del gelso per la produzione della seta. L’esperimento fu poi abbandonato per gli scarsi risultati, ma ormai naturalizzato continuò la sua diffusione come pianta ornamentale o da rimboschimento.
E’ un albero che si adatta a qualsiasi tipo di terreno e condizione climatica. È molto resistente, poco esigente e a diffusione e crescita rapida: colonizza spontaneamente e velocemente terreni incolti, aree urbane e boschive. Tollera la presenza di sale nel suolo, la siccità e l’inquinamento atmosferico. Secondo numerose ricerche, le radici e le foglie producono ed emettono nel suolo dei composti fitotossici che impediscono la crescita di altre specie (non è l’unica specie a produrne anche il noce e il melo sintetizzano questo tipo di metaboliti).
La sua estrema velocità di crescita (può raggiungere i 20/30m di altezza in pochi anni) viene riconosciuta già dal nome Ailanthus altissima. Ailanthus in malese significa letteralmente “albero del cielo” e anche il nome comune albero del paradiso ha la stessa motivazione.